Festival Franciacorta, tra vino, arte e cultura
Pomeriggio di-vino per me, quello trascorso il 20 settembre in Franciacorta, in visita alle cantine e ai luoghi simbolo di una grande eccellenza del Made in Italy. L’occasione era ghiotta: cantine aperte il 20 e 21 settembre per il Festival Franciacorta, una due giorni di incredibili opportunità per gli amanti del vino, dell’arte, della cultura e del buon vivere.
Tra le tante opportunità e proposte, mi sono lasciato tentare dal progetto #berlucchimood, che avevo già incontrato in occasione della Milano Design 2014:
Un’esperienza di gusto e stile firmata da Berlucchi ’61 e dal grande chef Bruno Barbieri, giudice di MasterChef Italia. Tre visite guidate in tre luoghi del tutto particolari: il granaio e il salone d’ingresso di Palazzo Lana Berlucchi (Borgonato di Corte Franca), dimora che vide la nascita del primo Franciacorta nel 1961; Palazzo Torri (Nigoline di Corte Franca), splendida villa nobiliare del Seicento; il Monastero di San Pietro in Lamosa dell’XI secolo (Provaglio d’Iseo).
Non ho sbagliato: sin dall’arrivo a Borgonato, a pochi chilometri da Brescia, l’atmosfera si è rivelata davvero magica, nonostante un cielo grigiastro, capace soltanto di mettere in risalto le interminabili distese di vitigni di una delle zone vitivinicole più pregiate d’Italia.
Ho voluto provare due esperienze: la visita alle cantine Berlucchi e quella al granaio di Palazzo Lana Berlucchi, con annesse degustazioni. Decisamente suggestiva la visite alle cantine, alla scoperta dei luoghi dove è stata scritta la storia del Franciacorta. Prima della fondazione della Berlucchi, nel 1955, la Franciacorta non aveva certo l’appeal che oggi le è riconosciuto a livello mondiale, infatti.
Fu l’incontro tra Guido Berlucchi e l’enologo Franco Ziliani, che intuì le potenzialità di quella zona per la produzione di un grande vino “alla maniera dei francesi”, a dare inizio a tutto. Nel 1961, dopo sei anni di visite in Francia e di grandi progetti, i due sigillarono tremila bottiglie di Pinot di Franciacorta, il primo metodo classico di questo territorio.
Il boom arrivò presto, e già negli anni ’70 la fama del vino spumante prodotto da Berlucchi spinse altri produttori della zona a cimentarsi con il Franciacorta: tra gli altri Domenico De Filippo, Barone Pizzini Piomarta, Fratelli Lenza, Lantieri de Paratico, Bersi Serlini, Riccafana e Ca’ Del Bosco. Del resto nel 1967 la Franciacorta aveva ottenuto la Denominazione di Origine Controllata (DOC), oggi Denominazione d’Origine Controllata e Garantita (DOCG).
Una grande visita, quella alle cantine, che aiuta a comprendere quanto poco si sappia, anche qui da noi in Italia, di una produzione di eccellenza assoluta, capace di competere in qualità con gli Champagne francesi (assolutamente non paragonabili dal punto di vista quantitativo), rispetto ai quali gode di un disciplinare per certi aspetti più rigido (es. tempi di maturazione minimi di 25 mesi, di cui almeno 18 in bottiglia sui lieviti). Una visita così illuminante non poteva che concludersi con la degustazione di due Franciacorta Millesimati: il Cellarius Brut 2008 e il Cellarius Rosè 2008, .sulle cui lodi non oso avventurarmi, ma sui quali posso assolutamente garantire.
A seguire non mi sono fatto mancare la visita al granaio e a Palazzo Lana Berlucchi, testimonianza vivente dell’incontro tra Guido Berlucchi e Franco Ziliani, capostipiti del Franciacorta e delle passioni di una famiglia che ha saputo imprimere un marchio indelebile sulla storia di un territorio e delle sue eccellenze.
Si dice che Guido Berlucchi fosse al pianoforte, quando Ziliani entrò in Palazzo Lana e che i due si intesero da subito. Il Berlucchi lo aveva convocato, su suggerimento di alcuni amici, per migliorare le doti del suo Pinot. Ma prima di andar via da Palazzo Lana, Ziliani azzardò la sua proposta per un vino alla francese, e il buon Guido ne rimase incantato. Non meno di quanto lo sia stato io, incrociando nella stessa sala l’incredibile Luca Gardini, “Miglior Sommelier del Mondo 2010” e personaggio assolutamente carismatico.
Anche in questo caso non è mancata la degustazione del meraviglioso Berlucchi ’61 Brut, sorprendentemente accompagnato dal frullato di franceline alle erbe con battuto di scampi e caviale rapé, firmato dal grande Bruno Barbieri.
Una grande esperienza, quella del festival e quella di #berlucchimood, che nessun appassionato di vino, di viaggi, di arte e di cultura dovrebbe farsi mancare. Assolutamente consigliata.
Guarda tutte le foto delle visite alla Berlucchi di Borgonato (BS).