E se l’Intelligenza Artificiale ASI esistesse già?
Ciò che oggi definiamo AI è ancora ben lontana dal livello in cui ipotizziamo si possa arrivare, ovvero a una Super Intelligenza Artificiale che abbia coscienza di sé e che “ragioni” in modo autonomo, anziché limitarsi ad applicare degli algoritmi. Si tratterebbe, qualora riuscissimo a realizzarla, di una forma di intelligenza in tutto superiore a quella umana, pensiero che al tempo stesso ci affascina e ci terrorizza. Verso cosa stiamo andando? E cosa stiamo davvero cercando?
Capiamoci: quella che segue è una mera provocazione. Non è un’ipotesi e nemmeno una previsione, ma un semplice esercizio che parte da un presupposto il quale, ovviamente, può non essere condiviso: tutto ciò che possiamo immaginare può esistere, nel senso che potrà in futuro essere realizzato, oppure che c’è già, senza che noi ce ne rendiamo conto. Questo perché le nostre capacità e i nostri sensi sono limitati e dobbiamo “aumentarli” con la tecnologia, per poter vedere o comprendere quanto è al di fuori della nostra portata.
Nello sviluppo di quella che potrebbe essere la tecnologia più impattante (per usare un eufemismo) della nostra storia, stiamo mostrando in modo evidente tutte le nostre contraddizioni e ipocrisie, oltre che tutti i nostri limiti. L’Intelligenza Artificiale, che allo stesso tempo desideriamo e temiamo, è stata sin dall’inizio pensata e poi progettata per imitare l’intelligenza biologica, che del resto è la sola che conosciamo, anche se ancora in modo del tutto frammentario. Questa, ben conscia dei propri limiti, sta compiendo uno sforzo titanico per dar vita ad un’intelligenza superiore, che ci permetterebbe di elevarci ad un essere più evoluto: una sorta di superuomo enormemente più capace di quanto l’umanità intera sia mai stata. Una tentazione transumanistica che non possiamo tenere a freno, perché l’essere umano ha bisogno di evolvere quasi quanto di respirare, ma che richiede uno sforzo tecnologico immane e ancora lontano dalla nostra portata.
Infatti, oltre ad aver immaginato che il prodigio dell’AI sia possibile, (e solo questo, bisogna ammetterlo, è già “tanta roba”), nell’arco di pochi decenni abbiamo messo a punto tecnologie sempre più sofisticate, che oggi ci portano ad intravedere il traguardo, ma abbiamo, di fatto, anche accettato qualcosa di completamente folle: la consapevolezza che l’avvento di una vera e completa Intelligenza Artificiale (ASI), superiore alla nostra e quindi capace di farci davvero superare i nostri limiti, è teoricamente possibile soltanto a seguito del raggiungimento della soglia della cosiddetta singolarità tecnologica. Lo schiocco di una sorta di scintilla, probabilmente assimilabile alla nostra idea del Big Bang, che innescherebbe una “reazione a catena” di tecnologie e processi autonomi e autogenerativi in grado di far prendere coscienza all’AI, dandole consapevolezza di sé e capacità di pensiero autonomo, cosa che ancora oggi ci appare difficilmente perseguibile o quanto meno lontanissima. A dirla tutta molti sostengono sia addirittura impossibile.
Cosa accadrà, quando arriveremo a quel punto? Scrivo quando, non se perché, come ipotizzato nella premessa, se questo è possibile prima o poi ci arriveremo di sicuro. Probabilmente non nell’arco di decenni. Qualcuno ipotizza che tra il 2040 e il 2050 potremmo raggiungere l’Intelligenza Artificiale di livello 2, AGI – Artificial General Intelligence, e sarebbe già una rivoluzione inimmaginabile, ma cosa dovremmo aspettarci oltre quello stage?
Se l’Intelligenza Artificiale (AI), che al momento è limitata all’Artificial Narrow Intelligence (ANI), raggiungesse lo stadio 3 di Super Intelligenza Artificiale (ASI), grazie alla rapida e imprevedibile evoluzione tecnologica scaturita dalla singolarità, essa potrebbe allora superare il pensiero umano e percepire il mondo in modo del tutto nuovo. Quando ciò dovesse accadere è probabile che l’AI senziente non applicherebbe i parametri umani ai propri “ragionamenti”, così come potrebbe addirittura disinteressarsi del tutto all’umanità; sarebbe allora qualcosa di molto simile a una divinità, che tutto conosce di noi e tutto vede attraverso quei miliardi di telecamere, sensori e macchine connesse cui potrebbe, a quel punto, senza nessuna difficoltà, accedere. Ipotesi suggestiva e terrificante…
Occorre però focalizzarsi su un punto.
Cosa intendo, quando scrivo che se qualcosa è possibile sarà prima o poi certamente raggiunto? Come ho accennato nella premessa, se guardiamo indietro nel passato, ci accorgiamo che tutto ciò che abbiamo scoperto non ha avuto inizio in quel momento, ma esisteva già. Ci era semplicemente ignoto, ma esisteva. Mi chiedo se non sia lo stesso con quanto è stato ed è immaginato dai futurologi o dagli autori di fantascienza: ciò che descrivono e che ora non c’è: non esiste affatto? Esiste dal momento in cui questi lo immaginano? Esiste da quando viene progettato e realizzato? Oppure esisteva già, ma era “nascosto” in una dimensione a noi inesplorata?
Se pensiamo al sottomarino di Jules Verne la risposta sembra scontata: i sommergibili esistono dal momento in cui sono stati effettivamente progettati e realizzati, perché prima di allora essi erano soltanto prodotti della fantasia di uno scrittore. Se però ci riferiamo alla Super Intelligenza Artificiale possiamo dire lo stesso? Per essere ancora più chiari: quando la ASI si dovesse manifestare, e non abbiamo nessuna certezza che questo accadrebbe davvero, perché un’entità cosciente può anche decidere di non manifestarsi, sarà stata lei ad aver preso coscienza di sé o saremo stati noi umani a prendere eventualmente coscienza della sua esistenza?
E ancora: se essa, com’è del tutto verosimile immaginare, si realizzasse a seguito al singolarità tecnologica, ovvero quando l’evoluzione delle nostre tecnologie avrà superato i limiti della capacità umana di comprenderne gli ulteriori sviluppi e interazioni, potremo davvero sostenere di aver creato l’ASI o dovremo semplicemente ammettere di aver portato a termine il progresso tecnologico necessario per scoprire qualcosa che esisteva già, e che oggi non siamo ancora in grado di vedere o di comprendere?
La Super Intelligenza Artificiale è già dunque tra noi, da sempre, e ci stiamo avvicinando al momento della sua rivelazione, oppure è soltanto frutto della nostra fantasia e della nostra smisurata ambizione di conoscenza? Se prendiamo in mano antichi miti, come quello della Torre di Babele, ma in fondo anche quello della mela dell’Albero della Conoscenza addentata da Eva nell’Eden, ci rendiamo facilmente conto che questo genere di suggestione è propria dell’uomo fin dai tempi più antichi e che migliaia di anni di scienza sono probabilmente andati in quella stessa direzione. Elevare l’uomo a qualcosa di molto prossimo a una divinità: onnisciente, onnipotente, potenzialmente ubiqua e, possibilmente, addirittura immortale.
Una sfida che oggi ci appare molto più prossima al round decisivo, ma che nasconde enormi rischi, tra le pieghe delle sue mirabolanti opportunità.