Viaggio nella Silicon Valley italiana del biomedicale

9 Novembre 2020
Viaggio nella Silicon Valley italiana del biomedicale

Medtronic: una grande realtà globale in corsa per la lotta contro il Covid-19

L’emergenza COVID-19 ha messo in evidenza quanto la sanità sia sempre più un sistema complesso e multiforme, in cui molti soggetti diversi (professionisti, aziende, istituzioni, enti, associazioni…) contribuiscono ad un risultato che non è mai scontato né garantito.

Le variabili in gioco sono molteplici e la velocità cui il progresso si muove rende la ricerca in questo ambito una perenne corsa contro il tempo, non molto diversa da quella che i tecnici informatici fanno contro i virus, i malware e tutte le altre minacce per la sicurezza di aziende e cittadini. Quando si parla di salute, tuttavia, in ballo c’è la vita delle persone e questa differenza è abissale e drammatica.

In questa lotta, che a febbraio/marzo di quest’anno ha visto entrare in scena anche in Italia una poderosa minaccia virale, che ha catalizzato e ancora oggi catalizza l’informazione, l’impegno e la preoccupazione di gran parte dell’umanità, le aziende del comparto medicale stanno avendo un ruolo centrale e fondamentale. Ammalarsi gravemente di questa malattia è stata nei mesi scorsi, ed è purtroppo ancora, una delle peggiori esperienze che si possa immaginare, con decorsi ospedalieri pesanti e incerti, vissuti in solitudine e senza il conforto di parenti e amici.

Il distretto di Mirandola e Medtronic

Lavorare al miglioramento delle condizioni dei pazienti, soprattutto in una situazione di emergenza come questa, è ben più che una missione: è una vocazione che poche aziende al mondo svolgono in modo così pervasivo ed efficace. Questa attenzione e questa cura, infatti, sono proprie di un comparto come quello biomedicale, focalizzato sui pazienti e sulle loro esigenze, non soltanto terapeutiche e sanitarie, prima che sugli aspetti meramente commerciali della loro attività.

Tra queste aziende Medtronic ha un ruolo particolare, scritto nella mission dell’azienda dal suo fondatore Earl Bakken, che nel 1957 inventò il primo pacemaker esterno: “alleviare il dolore, ridare la salute e prolungare la vita”. Impossibile immaginare una mission più in linea con il contrasto al COVID-19, che provoca grande dolore, toglie drammaticamente la salute e accorcia la vita di molti tra quelli che hanno la sfortuna di esserne contagiati.

Galleria fotografica Bellco Medtronic

Medtronic è oggi tra le più grandi aziende di tecnologie mediche in tutto il mondo, attiva in oltre 150 Paesi e su oltre 70 aree terapeutiche e apprezzata per la sua capacità di fornire soluzioni accessibili e sostenibili per il sistema sanitario. Ogni anno supporta 72 milioni di pazienti e impiega 90.000 dipendenti in tutto il mondo, affrontando crescenti sfide come l’invecchiamento della popolazione e la conseguente gestione di patologie croniche e comorbidità, che un’azienda che opera su più settori e ambiti affronta con un approccio olistico e integrato.

In Italia i dipendenti Medtronic sono circa 2.400, dislocati in varie sedi sul territorio nazionale. Per conoscere da vicino questa realtà sono stato a Mirandola, in provincia di Modena, nel distretto biomedicale considerato il più importante del settore in Europa e terzo nel mondo, dopo quelli di Minneapolis e Los Angeles, conosciuto anche come la “Silicon Valley italiana del biomedicale”.

Una vasta area di imprese del settore biomedico, specializzate nello sviluppo e nella produzione di dispositivi medici. Tra questi i cosiddetti disposable, apparecchiature e prodotti monouso per applicazioni terapeutiche. La storia imprenditoriale e professionale di questo territorio è fortemente correlata alla biomedical healthcare industry, con una profonda expertise nella produzione di dispositivi biomedici ad elevatissimo coefficiente di innovazione.

Nel distretto di Mirandola hanno sede oltre 300 aziende, un terzo circa delle quali di medie e grandi dimensioni, che occupano quasi 4.000 addetti. Dal 2010 la città è anche sede della mostra permanente del biomedicale di Mirandola (Mobimed), che ha sede presso il Castello dei Pico.

La mia visita agli stabilimenti Medtronic

La mia giornata a Mirandola aveva un preciso obiettivo: scoprire due stabilimenti produttivi di Medtronic in Italia, che non solo hanno avuto un ruolo attivo nel contrastare l’emergenza degli ultimi mesi ma che contribuiscono in modo significativo a generare innovazione in un settore così delicato e importante per tutti noi.

Galleria Mallinckrodt Dar Medtronic

I due siti produttivi servono pazienti e strutture ospedaliere in tutto il mondo e sono perfetti per raccontare cosa significa fare innovazione tecnologica nell’ambito della salute per un’azienda come Medtronic Italia, impegnata ogni giorno a realizzare innovazioni in grado di rivoluzionare il comparto healthcare.

Bellco | Renal Care Solutions

La mia prima visita ha riguardato lo stabilimento Bellco, dove ho incontrato e dialogato con il Site Manager Luca Bernardi e con il Responsabile Ricerca e Sviluppo Andrea Fiorenzi, ai quali ho chiesto del loro lavoro in Bellco, della sua ricerca e produzione e dell’impatto che l’emergenza Covid ha avuto su di loro e sulle attività che svolgono. L’azienda, che si occupa di ricerca e sviluppo di terapie avanzate in nefrologia, è stata fondata nel 1973 da Mario Veronesi, imprenditore e farmacista cui si deve la fondazione del distretto biomedicale di Mirandola.

Bellco è tra i pionieri della storia dell’emodialisi ed è stata acquisita da Medtronic nel 2016, andando a costituirne la divisione Renal Care Solutions. A distanza di quasi 50 anni dalla sua fondazione l’azienda è oggi all’avanguardia nella fornitura di trattamenti di purificazione del sangue: dializzatori e apparecchiature per la dialisi cronica e acuta nei pazienti adulti, nei bambini in età pediatrica e neonatale, affetti da insufficienza renale in fase terminale. Un portfolio omnicomprensivo di tecnologie mediche per estendere l’accesso alle cure renali in tutto il mondo.

L’ingresso in Medtronic ha rappresentato per Bellco una grande opportunità di crescita e un vero e proprio momento di rinascita, dopo il terremoto dell’Emilia del 2012, che l’aveva colpita duramente. Oltre ad essere una vera eccellenza in ambito nefrologico, Bellco è anche un clamoroso esempio di resilienza, avendo vissuto in meno di 10 anni due momenti di crisi notevoli: un evento sismico di notevole entità e una pandemia.

In soli 8 anni da quella sciagura, ancor più dall’ingresso in Medtronic, questa azienda ha saputo riprendere la sua crescita e confermarsi come un punto di riferimento di livello internazionale per la produzione si soluzioni di trattamento per i pazienti dializzati.

Renal Care Solutions è oggi una costola importante dell’universo Medtronic, perché contribuisce al benessere delle persone con l’ideazione, la produzione e la distribuzione di tecnologie che migliorano la salute, alleviano il dolore e ridonano la vita. Una mission che l’azienda persegue attraverso l’obiettivo di garantire accesso alle cure ad un sempre maggior numero di pazienti e la sostenibilità economica dei servizi per il sistema sanitario, creando “innovazione che offra valore clinico ed economico misurabile”.

Durante la mia visita allo stabilimento Bellco di Mirandola sono molte le cose che mi hanno colpito: l’entusiasmo e la dedizione delle persone che ho incontrato, la tecnologia impiegata, la passione per la ricerca e il desiderio profondo e sentito di mettere in atto la mission aziendale partendo da un importante paradigma: “la qualità comincia da me”.

In tutte le aree che ho visitato ho visto chiaramente questa tensione, che distingue nettamente chi lavora per guadagnarsi da vivere e chi lo fa per realizzare sé stesso e dare il proprio contributo ad una causa più grande, in cui crede davvero.

Ciò che ho visto in Bellco è una grande e moderna industria capace di portare i propri prodotti sulla scena internazionale, tecnologicamente avanzata ma con un focus importante sulle persone: quelle che lavorano in azienda, quelle che operano nel sistema sanitario, quelle che hanno bisogno di cure per soffrire meno, guarire dalle proprie malattie e vivere bene quanto più a lungo possibile.

Obiettivi importanti che sono possibili soltanto attraverso una visione olistica e una collaborazione fattiva con tutti gli stakeholder del settore, ma soprattutto grazie a quella determinazione e resilienza che, nel 2012, hanno rimesso in piedi in pochi mesi uno stabilimento martoriato dal terremoto grazie al coraggio e alla disponibilità di persone che hanno lavorato in tende e tensostrutture d’emergenza a ricostruire, a far riprendere la produzione e a testare attrezzature che il sisma aveva messo a rischio, ma che ospedali e ambulatori in molti Paesi del mondo aspettavano per curare i loro pazienti.

Mallinckrodt Dar | Respiratory Interventions

Attivo dal 1985, questo stabilimento produce dispositivi monouso per anestesia e rianimazione: filtri per la respirazione, l’igiene polmonare, la tracheostomia translaringea e sistemi per la respirazione assistita, cateteri.

Qui ho incontrato il Sr Plant Manager Luca Spinardi e l’Ingegnere di processo Alessandro Bertini, che mi hanno raccontato come l’emergenza Covid-19 abbia aumentato drasticamente il lavoro e l’impegno dell’azienda, che già da marzo ha messo in atto una produzione non stop, 24 ore al giorno, 7 giorni a settimana per garantire la fornitura di circuiti e filtri al sistema sanitario.

Un cambio di velocità che è stato possibile grazie alla collaborazione delle rappresentanze sindacali e alla disponibilità del personale Mallinckrodt Dar, che ha caricato sulle vite delle singole persone e delle loro famiglie il peso di un’attività al servizio degli altri e a supporto degli sforzi dei sanitari che stanno ancora oggi combattendo questa difficile battaglia.
“Abbiamo sentito parlare spesso di carenza di posti letto nelle terapie intensive” mi ha spiegato Luca Spinardi “oltre che della necessità di ventilatori polmonari, ma servivano e servono anche i prodotti monouso che collegano i pazienti ai ventilatori: filtri che proteggono al tempo stesso i degenti, le macchine, l’ambiente circostante, con i circuiti che trasportano ossigeno o gas anestetici dal ventilatore polmonare al paziente”.

Per garantire turnazioni serrate e produzione non stop l’azienda ha assunto personale e messo in atto rigidi protocolli di sicurezza, che mi hanno colpito e che intervengono su tutte le fasi e tutti gli ambiti del lavoro. Misure cui in parte il personale era già abituato, soprattutto chi svolge la sua attività nelle “camere bianche”, le “cleanroom” ad atmosfera controllata (sovra pressione, umidità e inquinamento particellare) in cui avviene la produzione e il confezionamento dei dispositivi.

Nello stabilimento convivono persone e macchine che lavorano in simbiosi con un solo obiettivo: garantire standard qualitativi altissimi e, al tempo stesso, produrre quanti più pezzi possibile per tenere testa alle richieste del sistema sanitario (mai pressanti e drammatiche come in questi mesi) e all’esigenza di contenere quanto più possibile i costi. Non per guadagnare fette di mercato, ma per garantire cure di qualità al maggior numero di persone possibile.

Guarda le interviste Bellco Medtronic su YouTube
Luca Bernardi –
Andrea Fiorenzi – https://youtu.be/jEGcPD13Zh4

Guarda le interviste Dar Medtronic su YouTube
Luca Spinardi –
Alessandro Bertini –

Questo post è frutto di una collaborazione con Medtronic Italia.

  • Condividi