Facebook e i “vecchi” media: non di solo social si vive…
Ci sono occasioni in cui il social network smette per un attimo i panni del monopolizzatore e ridà spazio e importanza ai media tradizionali, che in troppi danno già per morti. Certo, oggi molte delle informazioni transitano per i social media, si propagano nel web in tempo reale ed umiliano quotidianamente l’autorevolezza della carta stampata e dei “vecchi” media, ma ci sono anche segnali che denotano quanta importanza ancora rivestano le fonti ufficiali, per fortuna.
Un piccolo esempio lo ha dato in questi giorni un gruppo nato in modo spontaneo su Facebook (Una pagina di pubblicità su Repubblica), che si è autotassato per acquistare una pagina pubblicitaria su “La Repubblica”. L’idea è scaturita in reazione alle dichiarazioni di Silvio Berlusconi, che il 13 giugno scorso aveva invitato i giovani industriali a non dare “pubblicità ai media che cantano ogni giorno la canzone del pessimismo“.
L’iniziativa è anche veicolata attraverso un blog sul quale è possibile trovare il testo in italiano e nelle altre lingue dei paesi del G8. Il senso della protesta è espresso a chiare lettere già nelle prime battute del pamphlet: “È la prima volta che un premier occidentale invita ad alterare il mercato e a boicottare i giornali a lui sgraditi. Riteniamo inaccettabile questa forma di pressione: è un comportamento che richiama forme di governo tipicamente non democratiche.” Facebook e i social media servono anche a questo.