Blogger e aziende, qualche istruzione per l’uso
<menata introduttiva> Dall’alto della mia esperienza di community manager, social media manager, blogger e parecchie altre web qualifiche più o meno calzanti e meritate, sento la necessità di tornare a dire la mia sul delicato rapporto tra blogger e aziende, che negli ultimi tempi sta registrando notevoli picchi creativi, ma che nasconde parecchie insidie, sia per le aziende che per i blogger stessi. Ne ho già scritto in passato per Boraso.com, torno a farlo in modo meno formale sul mio blog e dunque… </menata introduttiva>
Cari amici blogger/influencer (i secondi non esistono, ma per scrupolo cito anche loro), posso ripetere il solito consiglio da zio rompiballe? Quando le aziende vi mandano prodotti da testare, gadget o regalini vari, se scegliete di scriverne (non è obbligatorio, a meno che non sia stato siglato un accordo, cosa che vi sconsiglio caldamente) o di postare foto o video, evitate di fare “markettone” spudorate o foto d’insieme di quanto vi è arrivato, esibendo il dono con malcelato vanto, ma usate quei prodotti in modo naturale, come fate con tutti quelli che comprate e che ogni tanto pubblicate per entusiasmo genuino e vera “appartenenza”.
E’ questo che le aziende si aspettano da voi e questo il miglior servizio che potete dare ai vostri lettori e alla vostra immagine, sia che ne scriviate in modo favorevole che se li criticherete, perché quello è il vostro ruolo. Non deve essere un segreto, il fatto che ve li abbiano mandati loro (anzi, per decenza e per legge, dovete farne chiaro cenno) ma non ha alcun senso mettere in mostra il “bottino” in modo spudorato, datemi retta.
Un’altra piccola cosa, poi… evitate, se potete, di proporvi direttamente alle aziende, mandando quintali di mail con richiesta di prodotti da testare o addirittura scrivendo a caratteri cubitali sui vostro blog cose tipo: “Sei un’azienda? Inviami i tuoi prodotti da testare su questo blog e… [omissis]”. Credetemi, date di voi un’immagine devastante e alle aziende che “ci cascano” fate un servizio pessimo, perché i vostri (eventuali) lettori non hanno “l’anello al naso” e sanno distinguere le markette (quasi sempre fatte malissimo) dalle recensioni.
L’ho detto e scritto mille volte: la sola “arma” di un buon blogger è la sua indipendenza, la sua credibilità, la competenza e la padronanza degli argomenti che tratta sul suo sito. Confesso, a volte la fretta spinge anche me a varcare certe soglie e ad andare un po’ alla svelta, ma tutte le volte regolarmente mi pento e mi dolgo con tutto il cuore di non aver saputo dosare meglio gli ingredienti della mia ricetta di blogger: le parole, le idee, il senso critico, l’indipendenza, l’ironia.
Ecco, lo zio rompipalle la chiude qui, ma se invece di mandarmi a quel paese come vi verrebbe spontaneo fare, ci ragionate un po’ e ci mettete un po’ del vostro meglio, allora il rapporto tra aziende e blogger tornerà ad essere quello che era prima della sua spontanea “codificazione”, prima dei blog nati con il solo scopo di praticare “elemosina digitale”, prima dei “blogger day” (che non critico assolutamente, ma che vanno progettati con grande intelligenza), prima degli “influencer”, molto più tangibili e reali degli unicorni, purtroppo, ma altrettanto evanescenti e rari.